Pecorino d’Abruzzo, il vino che ha ritrovato sè stesso: il racconto della Cantina San Lorenzo

Pecorino d’Abruzzo, il vino che ha ritrovato sè stesso: il racconto della Cantina San Lorenzo

Il Pecorino è un vitigno antico, nato e cresciuto tra le colline dell’Appennino centrale, dove veniva coltivato già in epoca medievale. Prende il nome, si dice, dal passaggio delle pecore lungo i tratturi, attratte dai suoi grappoli zuccherini. Per secoli ha vissuto ai margini, coltivato in piccoli appezzamenti di montagna e vinificato quasi esclusivamente per il consumo familiare. La sua bassa resa e la precocità di maturazione ne decretarono a lungo la scarsa diffusione, fino a un passo dalla scomparsa. Negli anni ’80 e ’90, grazie alla tenacia di alcuni viticoltori e ricercatori abruzzesi e marchigiani, il Pecorino è stato riscoperto, studiato e valorizzato. Da vitigno dimenticato è diventato protagonista, apprezzato per la sua acidità vivace, la struttura sorprendente e la capacità di invecchiare con eleganza. Oggi, con i suoi profumi intensi di fiori bianchi, erbe aromatiche e frutta a polpa gialla, rappresenta una delle espressioni più autentiche e identitarie dell’enologia dell’Italia centrale. Un vino che racconta un territorio e la sua rinascita culturale.

Proprio al Pecorino è stata dedicata la seconda edizione di Una giornata da San Lorenzo Vini. Insieme tra vino, cultura e natura, evento organizzato dalla Cantina San Lorenzo di Castilenti (TE), realtà storica e familiare oggi guidata da Fabrizio e Gianluca Galasso insieme allo zio Gianfranco Barbone. Tra gli interventi, anche quello dell’antropologo Ernesto Di Renzo, docente a Tor Vergata, che ha tenuto una lectio magistralis sul valore culturale dei vitigni autoctoni. “Quando ad esempio siamo in un locale e dobbiamo scegliere un vino, il pecorino e i vitigni autoctoni in generale – ha dichiarato il Prof. Ernesto Di Renzo si stanno imponendo sempre di più nelle scelte degustative. Questo perché le nostre scelte, i nostri gusti sono totalmente plasmati dalla nostra cultura, dalle nostre origini, dalla nostra identità. Il Genius Loci, strettamente legato anche al concetto di terroir e quindi ai vitigni autoctoni si riferisce ad un luogo, all’appartenenza e quindi all’unicità di quel vino“.

La forza di questa unicità è emersa con chiarezza nella verticale di Pecorino San Lorenzo (annate 2018, 2016, 2015, 2013, 2010 e 2007). “Noi abbiamo puntato da sempre sul Pecorino – ha raccontato Gianluca Galassoun vitigno che in questo territorio si è adattato perfettamente e ci ha dato grandi soddisfazioni. Oggi per l’occasione abbiamo degustato annate vecchie che ci hanno stupito nella loro potenzialità di invecchiare ed evolversi“. Nel calice, i millesimi più giovani brillano di un giallo paglierino vivace, con note di frutta matura e agrumi; quelli più datati virano su nuance dorate, sprigionando mandorla, camomilla e una vena salina che regge il sorso. “Il nostro Pecorino – ha aggiunto Gianluca – viene fermentato in cemento con lieviti selezionati e poi affinato in bottiglia. Abbiamo deciso di non fare passaggi in legno per lasciare intatti tutti i sentori e i profumi tipici di questo vitigno. E sapere che bottiglie che hanno 20, 25 anni sono ancora sorprendenti, è una grande soddisfazione per noi“.

Il Pecorino piace (sempre di più): crescita a doppia cifra per il bianco d’Abruzzo

Negli ultimi anni il vitigno Pecorino ha registrato una crescita significativa sia in termini di superficie coltivata che di vendite. Solo in Abruzzo, secondo i dati del Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo, si contano circa 1.260 ettari vitati a Pecorino, con una produzione annua che supera i 218.000 quintali di uva e genera oltre 18 milioni di bottiglie. Una tendenza positiva confermata anche dall’analisi Circana per Vinitaly 2024, che evidenzia un +12% delle vendite nella grande distribuzione organizzata (GDO) del Pecorino d’Abruzzo, rispetto all’anno precedente. Un segnale evidente del crescente interesse dei consumatori verso questo bianco autoctono, che si afferma sempre più come simbolo dell’identità enologica regionale.

Cantina San Lorenzo: vino da cinque generazioni

Fondata nel 1890, San Lorenzo è oggi la più grande azienda vinicola familiare della provincia di Teramo: 150 ettari in un unico corpo che si snoda su tre crinali, nel cuore delle colline abruzzesi, a metà strada fra il Gran Sasso e l’Adriatico. La gestione passa da cinque generazioni e il cuore produttivo convive con antichi casolari destinati all’accoglienza, mentre la bottaia di invecchiamento riposa nelle volte cinquecentesche di Palazzo De Sterlich, restaurato con cura dalla famiglia Galasso. L’approccio è sostenuto da pratiche di agricoltura integrata e da un controllo completo della filiera, dal filare alla bottiglia. “Nei nostri vini mettiamo da sempre passione e territorio – racconta Fabrizio Galasso – senza trascurare l’aspetto sostenibile al quale teniamo molto e che portiamo avanti con azioni concrete in Cantina. Una su tutte, l’adesione al sistema SQNPI, certificazione delle produzioni agricole ottenute in conformità ai disciplinari regionali di produzione integrata, che prevedono l’utilizzo di tecniche compatibili con la tutela dell’ambiente, la salute degli operatori agricoli e dei consumatori“.